“Kuçovë, Albania”. Anzi, Petrolia, Albania, ex polo petrolifero ormai dismesso. Petrolia è il luogo d’infanzia della regista che torna in Albania non per ripercorrere le tappe della sua vita, ma per mostrare un luogo nel quale le coordinate storiche e geografiche si confondono. A essere ritratta è un’umanità variegata, alle prese con i più disparati modi per

Lucas e i suoi amici trascorrono le loro giornate, come una crew di writers, in una foresta segreta lungo la ferrovia. Lucas avverte una presenza inquietante nella foresta. Un incontro inaspettato con una figura misteriosa pone Lucas di fronte a un momento catartico, in bilico tra conflitto e liberazione.

Fra le fredde strade di una piccola città di provincia, Giammaria e il suo gruppo di amici consumano le ore di buio fra l’euforia dell’alcol e il torpore dell’eroina. Durante la notte, una chiamata senza risposta proveniente da un numero sconosciuto porta il protagonista a compiere un percorso contorto e frammentato.

Quando i bambini giocano, fanno finta. Quando facciamo cinema di finzione, facciamo finta. Ma in entrambi i casi, il confine con la realtà è sottile.